Non è roba da femmine!

Salve a tutte, ogni tanto fare la fila dal medico è utile: ci sono i vecchi giornali, per esempio D del dicembre 2009, in cui ho trovato notizie del saggio dello storico Louis-Georges Tin “L’Invention de la culture hétérosexuelle”, in cui si spiega che l’eterosessualità è una costruzione culturale recente e che fa male (avete presente le pene d’amore, tutte le incomprensioni, tutte le difficoltà e gli sforzi per essere una coppia perfetta, senza considerare fatti più gravi). Nelle diverse culture ci sono varie rappresentazioni simboliche e quella occidentale ha scelto, alla fine dell’800, il modello eterosessuale ma pare che la coppia fissa monogama lui-lei sia contro la nostra natura. Il termine eterosessuale è nato per volontà della chiesa, borghesia e corpo medico, perché è portatore di ordine ed è finalizzato alla dominazione maschile, così le principali vittime sono le donne. Il modello però è in crisi nettamente e non solo perché l’inclinazione sessuale può modificarsi nel corso della vita ma proprio perché per tutti noi è fondamentale l’omosocialità, cioè qualunque sia la nostra vita affettiva e sessuale, tendiamo ad avere amici/che del nostro sesso ai quali confessiamo i nostri segreti, ci confrontiamo, insomma stiamo bene tra amiche come i maschi stanno bene tra loro. La frequentazione di persone del nostro sesso ci rilassa, ci diverte, insieme possiamo fare cose, progettare vacanze e altro. Dunque è questa pluralità di persone la realtà in cui stiamo meglio.

Considerazione: a volte quando parlo di un gruppo di donne che fanno rete, le ragazze più giovani mi guardano con compatimento, sembra una roba da vecchia femminista, però anche loro fanno tutto con le amiche ma non lo vogliono riconoscere e rivendicano di avere uguali rapporti di amicizia con maschi e femmine indifferentemente, basta osservarle per capire che non è affatto vero. Poi mi ricordo che un tempo, gli uomini ogni sera andavano andavano all’osteria, oggi li vedo al bar e si capisce che stanno bene tra di loro, soprattutto quando c’è la partita. Forse se seguissimo le nostre inclinazioni naturali staremmo tutti meglio e potremmo liberarci dal tormento di adeguarci a un modello ideale che non ci completa affatto. Conclusione: l’esistenza del nostro gruppo non è roba da femmine ma è naturale e auspicabile nella nostra specie. Pensateci e spiegatelo a chiunque vi guarda con sufficienza come se gli aveste parlato delle foche monache. 

Lorenza Franzoni

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